Negli abissi con l’aria compressa.

Il 70% della superficie terreste è composto da acqua. È naturale quindi che da migliaia di anni l’uomo abbia scelto di muoversi anche sull’acqua e sott’acqua. Già circa 7.000 anni fa si compivano immersioni per pescare spugne, perle e coralli. Alla fine del 18° secolo si cominciarono ad utilizzare scafandri da palombaro per camminare sui fondali.
A metà degli anni ’40 l’ingegnere francese Emile Gagnan, ispirato da Jacques-Yves Cousteau, che fu senza dubbio il più celebre oceanografo, sviluppò un erogatore. Si trattò dell’invenzione decisiva per l’utilizzo di equipaggiamento mobile non solo sott’acqua, ma anche in superficie, ad esempio da allora il dispositivo automatico viene utilizzato anche dai vigili del fuoco e in medicina.
In un primo momento i dispositivi automatici a due tubi prevedevano solo un livello di riduzione dell’aria compressa dalla bombola. Conseguentemente la forza che l’utilizzatore doveva applicare per azionare le valvole era ancora relativamente elevata. In parole povere, respirare era faticoso. Oggigiorno lo standard è costituito da sistemi di riduzione della pressione a due livelli, il che semplifica notevolmente la respirazione e la permanenza in ambienti ostili.
Un’altra applicazione creativa della pneumatica.
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